Beethoven e dintorni

La vita e le opere di Ludwig van Beethoven sono universalmente note ma, come spesso accade nel caso di personaggi di tale statura, alcuni aspetti legati alla sua biografia o all’influenza della sua Musica risultano sconosciuti ai più. Per questo riportiamo di seguito sette interessanti “curiosità”.

1) Parte della sua vita si svolse durante il primo periodo industriale che rese le città caotiche, con i gas di scarico delle macchine a vapore che soffocavano l’aria mentre le carrozze, rotolando sui ciottoli, creavano un potente frastuono. Per questo Beethoven, dagli inizi d’estate agli inizi d’autunno, aveva l’abitudine di trasferirsi in località di campagna; fu proprio uno di questi soggiorni che ispirò la sua sesta sinfonia (la Pastorale) in cui l’orchestra imita il canto degli uccelli ed evoca il mormorio del ruscello.

2) Il compositore fu un’autentica star del suo tempo. Al suo funerale parteciparono 20.000 persone. Le scuole furono chiuse e l’esercito inviato per garantire sicurezza e servizi. La sua bara fu accompagnata dagli artisti e musicisti più importanti di Vienna tra cui Franz Schubert e il poeta Franz Grillparzer.

3) Si dice che, sul letto di morte, le sue ultime parole furono: Schade, schade! Zu spät! (“Peccato, peccato! Troppo tardi!!). Tuttavia pare che non si riferisse alle sue ultime attività musicali, ma alle 12 bottiglie di vino che un editore gli aveva appena regalato: infatti alcune fonti riportano che il musicista fosse un forte bevitore, con una media di tre bottiglie di vino al giorno.

4) Dal 1977 le sonde spaziali Voyager 1 e Voyager 2 stanno viaggiando oltre il nostro sistema solare.

Al loro interno si trovano i “Golden Record”, dischi in rame placcato oro che contengono grafiche, suoni e Musiche tra cui due opere di Beethoven: la 5° sinfonia (1° movimento) e il quartetto per archi n° 13

Sib maggiore op. 130 (5° movimento).

5) Il Consiglio d’Europa nel 1972 ha dichiarato l’Inno alla Gioia (9° sinfonia, 4° movimento) inno ufficiale dell’Unione Europea. Tuttavia ha dovuto essere notevolmente accorciato poiché la durata originale (25 minuti) era troppo lunga per eventi e ricevimenti. Fu incaricato il direttore d’orchestra Herbert von Karajan per creare un arrangiamento per strumenti a fiato delle battute da 140 a 187. La versione modificata non ha un testo e tale scelta è presumibilmente dovuta al tentativo diplomatico di non scegliere una lingua piuttosto che un’altra.

6) L’opera di Beethoven grazie agli spartiti è sopravvissuta negli ultimi due secoli, ma come suonava originariamente? Allora le sale da concerto avevano risonanze diverse rispetto a quelle di oggi, inoltre gli strumenti musicali usavano meccaniche ormai superate. Per scoprirlo vi invitiamo ad ascoltare l’Orchestre Wiener Akademie di Vienna che, con il progetto “RESOUND Beethoven”, dal 2014 esegue le sue composizioni utilizzando strumenti storici e posizionando l’orchestra, il coro e il pubblico in sale storiche di Vienna dove il musicista si è esibito.

7) Nel 1983, in Giappone, 10.000 persone si unirono per cantare il corale finale della nona sinfonia di Beethoven. Il coro amatoriale, diviso in gruppi sparsi su tutta la nazione, provò per mesi sia per affinare le parti vocali che la pronuncia della lingua tedesca. Da allora l’evento si è ripetuto ogni anno fino a diventare una tradizione consolidata. Infatti per i Giapponesi ascoltare la 9°di Beethoven alla fine dell’anno è un’esperienza semi-religiosa: le persone sentono di non aver chiuso spiritualmente l’anno sinché non lo ascoltano. Potete rendervi conto dell’intensità del fenomeno guardando (e ascoltando) questo breve documentario: