Body Percussion e dintorni – Siro Merlo
Nell’ultima pubblicazione di Forme Sonore, “Esprimo in canto e in musica” – Ed. Pearson, alcuni esercizi prevedono la pratica della Body Percussion, sia come parte integrante dell’esercizio stesso che in forma di semplice accompagnamento musicale.
Cosa si intente esattamente quando si parla di Body Percussion?
Come facilmente possiamo intuire indica la produzione sonora attraverso la percussione del proprio corpo: infatti così come gli strumenti a percussione producono dei suoni quando vengono percossi, sfregati o agitati, nello stesso modo anche il corpo umano può essere utilizzato per questo fine.
Il termine appare per la prima volta dando il titolo al primo capitolo della pubblicazione “Musical Instruments of Africa” (Warner & Babatunde – 1965), pubblicazione fondamentale per la comprensione della percussione corporale come disciplina poiché è stata una delle prime a spiegare l’importanza del corpo in relazione alla cultura musicale vista da una prospettiva etnografica.
Non si tratta di una tecnica recente, infatti già nel XV e XVI secolo gli schiavi neri deportati dall’Africa occidentale in America, avendo il divieto di utilizzare i loro tamburi e qualsiasi altro strumento, accompagnavano i loro canti e le loro danze con i suoni del corpo. Proprio in quel contesto sociale e storico nacque la danza Hambone (conosciuta anche col termine “Juba dance”).
Tuttavia solo negli anni ’80 comincia a prendere forma quella specifica disciplina che poi assumerà il nome di Body Percussion, grazie al prezioso lavoro del percussionista e ballerino Keith Terry che unisce tecniche provenienti da diverse culture come ad esempio la danza Saman (indonesiana), l’uso dei palmi delle mani (Flamenco) e la già citata Hambone.
Con il nostro corpo abbiamo tantissime possibilità per creare dei suoni, non solo attraverso l’uso della voce. Possiamo, ad esempio battere le mani, battere i piedi, schioccare le dita, sfregare le mani tra di loro o sulle cosce, battere le mani sul petto, sulle gambe o sulle diverse parti del corpo, colpire le guance tenendo la bocca aperta…
I vantaggi del suo utilizzo sono molteplici: aiuta la concentrazione, migliora l’attenzione, la memoria,la cinestesia (propriocezione) e il controllo dei movimenti.
Può essere un ottimo strumento educativo poiché facilita l’integrazione in un gruppo ed è un ottimo canale per veicolare emozioni (il “gesto” infatti non è solo movimento e suono, ma anche un insieme elaborato di emozioni e sensazioni).
Molte persone (ad esempio adolescenti e preadolescenti) che hanno difficoltà a relazionarsi col proprio corpo, possono avere la possibilità di viverlo in maniera più positiva e creativa.
La Body Percussion trova un’ottima collocazione in ambito didattico musicale poiché i bambini possono sperimentare direttamente sul loro corpo gli elementi musicali: la pulsazione, il ritmo, la metrica delle parole. Di conseguenza viene ad essere potenziata la coordinazione motoria, l’attenzione nel riprodurre i gesti proposti e quindi una maggiore conoscenza del proprio corpo.
I gesti percussivi della Body Percussion, negli esercizi da noi proposti, sono spesso associati alle sillabe delle parole. In tal modo diventa più agevole la comprensione sia della corretta sillabazione che la percezione degli accenti forti e deboli.
Abbiamo volutamente ristretto il numero dei gesti sonori scegliendoli tra quelli che i bambini (soprattutto quelli dell’età a cui è dedicata l’opera) possono riprodurre con facilità ma ottenendo nel contempo un’adeguata gratificazione sonora. La rappresentazione grafica dei gesti sonori sul pentagramma, inoltre, è stata ottimizzata introducendo opportuni simboli (posti negli spazi del rigo musicale) per semplificarne e renderne intuitiva la lettura (anche da parte di chi non ha una specifica formazione musicale).
Vi invito a guardare i video di Keith Terry e di altri grandi interpreti di questa disciplina (su youtube li trovate facilmente).
È davvero strabiliante la quantità di suoni e timbri che riescono a produrre e se pensiamo che non esistono due corpi uguali la quantità diventa praticamente infinita.
Proprio questa riflessione mi suggerisce un’adeguata citazione per concludere questa pagina:
“Non c’è mai fine. Ci sono sempre dei suoni nuovi da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare.”
(John Coltrane)
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